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Agricoltura: proposta di Coldiretti, vendere i terreni dello Stato
Data di aggiornamento: 07-11-2011
La proposta di Coldiretti di vendere i terreni agricoli di proprietà dello Stato e ottenere così una parte dei fondi per il decreto sviluppo, avanzata nel corso del Forum Internazionale di Cernobbio, è stata accolta nel maxiemendamento del governo al Ddl stabilità. La vendita riguarderebbe oltre 338mila ettari di proprietà pubblica, che verrebbero venduti a giovani agricoltori (età inferiore ai 40 anni) per avviare nuove imprese o rafforzare le vecchie, facendo entrare nelle casse dello Stato oltre 6 miliardi di euro.Un'operazione che, secondo Coldiretti, non solo toglierebbe l'onere allo Stato di coltivare la terra, ma contribuirebbe a calmierare i prezzi dei terreni e incentivare la crescita e l'occupazione in un settore, come quello dell'agricoltura, che potrebbe fare da perno per la rinascita economica del Paese. L'accoglimento della proposta, ha commentato in una nota il presidente della Coldiretti Sergio Marini, "è la dimostrazione che questo Paese potrebbe fare molte cose per combinare risanamento crescita ed equità e tirarsi fuori, come meriterebbe, dalla situazione in cui si è cacciato. Tempestività, serietà e una buona dose di coraggio sono però ingredienti che però non possono mancare".
L'intenzione è quella – si legge in un'altra nota di Coldiretti – di "ampliare l’offerta e le modalità di accesso al mercato fondiario da parte dei giovani imprenditori agricoli". Oltre alla possibilità già esistente di poter dare in affitto terreni agricoli pubblici non utilizzabili per altri fini istituzionali, infatti, il maxiemendamento prevede di poter vendere gli stessi beni a tre tipologie di giovani imprenditori under 40, quali:
1) giovani agricoltori in possesso della qualifica di imprenditore agricolo professionale o di coltivatore diretto, iscritti nelle relative gestioni previdenziali;
2) giovani che intendono esercitare attività agricola professionale, a condizione che acquisiscano entro 24 mesi dall’operazione di acquisto o ampliamento la qualifica di imprenditore agricolo professionale o di coltivatore diretto e la iscrizione nelle relative gestioni previdenziali entro i successivi 12 mesi;
3) giovani agricoltori che siano subentrati per successione nella titolarità di aziende a seguito della liquidazione agli altri aventi diritto delle relative quote, ai sensi dell’articolo 49 della legge 3 maggio 1982, n.203.
Per accelerare il processo di vendita, alle amministrazioni pubbliche verrebbe concesso il ricorso alla trattativa privata, e per incentivare questo tipo di operazioni potrebbero essere applicate agli acquirenti le agevolazioni fiscali in favore della nuova imprenditorialità in agricoltura. Una manovra che, come abbiamo già spiegato, consentirebbe inoltre di raggirare il principale ostacolo alla nascita di nuove imprese agricole, ovvero quello dell'aumento del prezzo della terra, che nel 2010 ha superato il valore medio di 18.400 euro per ettaro. Fonte: Greenbiz.it