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Rapporto Bankitalia: trend negativo per l'occupazione giovanile
L’occupazione dei giovani nelle diverse aree geografiche del Paese è stata oggetto di un approfondimento dell’indagine della Banca d’Italia sulle “Economie regionali”, presentata recentemente all’Università di Roma Tre.
Il quadro evidenziato nel Rapporto si presenta alquanto negativo sul fronte dell’occupazione giovanile (15-34 anni): quest’ultima, infatti, tra il 2005 e il 2008 è diminuita dell’1,9% ed è continuata a calare anche nel biennio 2008-2010, compensata in parte da un lieve aumento dell’occupazione dei lavoratori over 35.
La flessione è stata più incisiva al Sud con -8,9% nel 2009 e -6,4% nel 2010. A Nord Ovest è calata del 6,8% nel 2009 e del 5,2% nel 2010. A Nord Est, invece, è diminuita del 6% nel 2009 e del 5,9% nel 2010. Al Centro, infine, con il -5% nel 2009 e il -4,7% nel 2010, la riduzione risulta inferiore alla media nazionale.
La flessione generale dell’occupazione nel 2009, in base alle stime di Bankitalia, è provocata più dalla riduzione delle “entrate” nel mondo del lavoro (-16,6%) che dall’aumento delle “uscite” (+5,9%). Sebbene nel 2010 si sia rilevata una risalita dei flussi in entrata (+4,8%) e un calo di quelli in uscita (-5,9%), l’occupazione ha proseguito a diminuire. Sul fronte giovanile, per di più, la creazione di nuova occupazione, nel 2009, ha conseguito il record storico di -19,4%, un andamento negativo portato avanti anche nel 2010 (-1,3%). Le cause di questo trend, secondo il Rapporto, sono da imputare sia alla permanenza dei giovani nei percorsi formativi, che ai fenomeni di scoraggiamento nella ricerca di lavoro e all’invecchiamento della popolazione. Nel 2010 infatti, le “uscite” dei giovani dal mondo del lavoro sono diminuite, mentre quelle dei lavoratori più anziani sono rimaste stabili.
All’inizio della ripresa economica la quota di contratti temporanei dei nuovi occupati è aumentata: i giovani inoccupati che hanno ottenuto un lavoro temporaneo nel periodo tra 2005 e 2008 erano circa il 49%, nel 2010 il 54%. Nel 2010 i contratti permanenti tra i nuovi giovani occupati si sono ridotti dal 36 al 31%, mentre il lavoro autonomo è rimasto stabile (intorno al 15%).
La crisi ha causato l’aumento dei giovani Neet (Not in education, employment or training), quelli che non studiano e non lavorano. Dai quasi 2 milioni del periodo 2005-2008, i giovani Neet tra i 15 e i 29 anni sono diventati circa 2,2 milioni. La crescita più importante si è verificata al Nord e al centro, al Sud i livelli erano alti già prima della crisi economica. Nel 2010 la ricerca di lavoro da parte dei Neet è salita dal 30,8% al 33,8%. Nel 2010 il peso dei Neet tra i giovani fino a 35 anni non diplomati era del 24,8%, del 21,9% tra i diplomati e del 20,5% tra i laureati.
FONTE: Jobsoul